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Il bambino giocava sulla spiaggia, piccolo e nero davanti al mare infinito: raccolse una perlina e la portò a Lia.

— Grazie, — ella disse, baciandogli la palma della manina.

Salvador rise per il solletico, e Justo guardò con piacere il bel gruppo della donna curva sul bimbo ridente.

— Lia, gli vorrai bene lo stesso quando avremo gli altri dieci figli?

— Dieci o dodici, egli sarà sempre il primogenito!

E continuarono così lungo la spiaggia dorata, un po’ sorridendo, un po’ ricordando lo zio che moriva, tessendo, fra parole scherzose e pensieri gravi, la tela misteriosa dell’avvenire.

Al ritorno trovarono un telegramma di Costantina. Lo zio Asquer s’era aggravato, ed essi ripartirono la sera stessa.

Benchè assistito amorevolmente da loro il vecchio morì scontento come era vissuto, e Lia rimase con la penosa impressione ch’egli se ne fosse andato senza perdonarle i suoi torti.

Prima di lavare e vestire il cadavere, Costantina, che non piangeva e non parlava, ma era livida in viso e di tanto in tanto emetteva un grido funereo come l’aveva appreso dalle prefiche del suo villaggio, consegnò a Lia le chiavi che il padrone teneva sempre con sè. Quando il morto fu portato via e la casa rientrò in or-