Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/104


— 98 —

lo so. Ed egli è vissuto sempre solo, e nessuno gli ha voluto bene sul serio. Neppure io ho saputo affezionarmi a lui, neppure io, che avevo bisogno di protezione e di affetto....

— Dopo morte, tutte le persone ci sembrano buone! — egli disse per distrarla, col suo accento bonario non privo d’ironia. — Anch’io, quando sarai vedova, ti sembrerò un eroe. Tu dirai: egli era un grand’uomo e non l’ho saputo conoscere! E a Salvador e ai nostri figli dirai: voi non immaginate neppure di qual grande uomo siete figli!

— Lo dirò, sì, se non morrò prima di te!

— Ma figli, ne avremo? Quanti? Dieci?

— Io non lo so! — ella disse, quasi indispettita per l’accento di lui. — Per adesso mi basta Salvador.

Egli continuava a batterle la mano sulla spalla, e dopo un momento di silenzio riprese a scherzare:

— Salvador, Salvador! Si direbbe che tu hai sposato lui, non me, o che mi abbi sposato per lui!

— E perchè no? Tu stesso affermi che la donna è madre ancor prima di essere amante: i nostri primi giocattoli sono le bambole, mentre per voi sono i cannoni e i soldati....

— Le bambole vengon poi.... — egli ribattè, senza mai prender troppo sul serio le parole di sua moglie. — Vedrai quante ne sceglierà Salvador.