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al passato, a un’altra donna: e anche fra le braccia di lui ella sentiva un senso di abbandono, e anelava, a qualcosa di ignoto come quando, fanciulla, sognava nel crepuscolo della brughiera.
VI.
Giorni quieti e deliziosi passarono.
I due sposi si amavano senza eccessiva passione, e Lia non si faceva illusioni su Justo, il quale d’altronde si mostrava qual era, un uomo cioè non più giovane, un po’ esaurito cerebralmente e fisicamente, ma bonario, calmo, lavoratore: il vero capo di famiglia.
Una cornice di poesia rallegrava la loro modesta luna di miele, e Salvador distraeva Lia dallo sue prime impressioni di sposa, dandole con le sue carezze, le sue moine e le sue monellerie un senso di freschezza, di giocondità e talvolta anche di sorpresa.
Ella vedeva nel bimbo tutto un mondo nuovo: le astuzie, le bugie, e nel medesimo tempo la logica e le pretese morali di Salvador la interessavano quasi quanto i discorsi di Justo. E lo amava come una vera madre, cioè anche fisicamente, e tutte le supreme bellezze di quel piccolo corpo nuovo, lo splendore degli occhi, dei dentini, della pelle purissima, il profumo dell’alito che sapeva di latte e di vai-