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do la sua figura si disegnava nera sullo sfondo glauco, nel vano della finestra, Lia sollevava gli occhi e lo guardava con inquietudine. A che pensava egli? Non ricordava, un’altra sera lontana, un’altra donna amata? Quando Salvador chiuse gli occhi, ella s’avvicinò in punta di piedi al balcone, quasi paurosa d’interrompere i sogni di suo marito: egli la prese per la vita, ma continuò a fissare i lumi che si accendevano qua o là e si riflettevano nell’acqua verdognola del porto, tra la rete degli alberi dei velieri e l’ombra delle paranze. Figure nere sorgevano sull’orlo chiaro della banchina, come disegnate sullo specchio dall’acqua: una fisarmonica suonava in lontananza, con un motivo monotono e nostalgico che ricordava a Lia il suo paesetto, la sua brughiera; le stelle apparivano ad una ad una sul ciclo verde sempre più chiare e numerose come se la terra si avvicinasse lentamente a loro nell’infinito.

E Lia ricordava il palmizio, le notti della landa, il cielo sardo, il silenzio del paesaggio pieno di grandiosa desolazione. Tutti i suoi sogni s’erano avverati. Ella era davanti a uno dei più bei paesaggi del mondo; aveva uno sposo, una famiglia. Ma un crepuscolo strano, fatto di luminosità e di ombre, simile a quello che regnava sul mare, le velava l’anima. Ella era certa che il pensiero di Justo, in quel momento, non le apparteneva intero. Egli pensava certamente