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agguato i nemici e non bisognava perdersi nel sonno e nell’amore.
Così tutto fu rosso, dopo l’argento dell’alba, poi tutto oro e azzurro; e il vento sbattè gli alberi contro il cielo; passarono le nuvolette bianche d’estate, i falchi e i nibbi; il sole fu in mezzo al cielo e la conca dell’acqua lo riflettè intero.
Simone balzò ormai rassicurato e ridiscese nella grotta.
Riaccese il fuoco, infilò la carne nello spiedo di legno e la mise ad arrostire davanti alla fiamma; infine si spogliò e scese nudo alla conca guardandosi il petto bianco come quello di una donna.
Non cessava di spiare attorno, mentre si strofinava i piedi con ciuffi di capelvenere che gli lasciavano la pelle verdastra; nel sollevare il viso per ascoltare i rumori lontani, i suoi begli occhi riflettevano il verde e l’oro intorno; e sul suo dorso bianco macchiato di grossi nèi simili a lenticchie passava un brivido e tremolavano le ombre dei giunchi.
Si sollevò e tentò col piede il fondo della conca; così piano piano avanzò e si