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venne sincera dal cuore: sperava d’incontrare Simone. Ed ebbe vergogna e tornò indietro.

Dopo cena sedette, come faceva ogni sera, davanti alla porta della sua stanzetta. Il padre e il servo dormivano già, nella cucina, e tutto era silenzio, luccichio di stelle, canti di grilli, intorno a lei; la luna tramontò, ella rimase ancora.

Ripiegata su sè stessa le pareva di aver vinto le sue fantasie, di vergognarsi ancora della sua piccola passeggiata serotina; e si toccava lievemente le dita fredde per contare i giorni che ancora le rimanevano per tornare alla sua casa di Nuoro: ma questo pensiero le dava un senso di gelo; le pareva di pensare ad una prigione.

D’un tratto sollevò il viso ansioso. Sentiva di nuovo il passo, e pure credendo d’illudersi ascoltava palpitando. IL cuore non la ingannava: un uomo veniva dritto verso la casa, verso di lei: lo riconobbe subito, e si portò le mani al viso come per nascondere il suo turbamento. Non si alzò, non si mosse.