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correva e fuggiva anche lei; la loro via era la stessa e dovevano ritrovarsi sempre ad ogni sosta.
Sospirò profondamente e andò a riaprire la porta della cucina. Il servo aveva obbedito; non s’era mosso; il padre, invece, uscita lei, era corso al finestrino, aveva veduto Simone arrivare e poi andarsene, e adesso aspettava ansioso ch’ella rientrasse.
Vedendola pallida e stravolta, con gli occhi ardenti di lagrime che non volevano sgorgare, le andò incontro senz’avere il coraggio di domandarle che cosa succedeva. La guardava, solo, e sentiva che qualche cosa di terribile era già accaduto, peggio che se Simone l’avesse aggredita, peggio che se l’avesse uccisa.
Senza parlare ella ritornò al finestrino e tutto fu di nuovo silenzio, nella cucina scura. La testa di lei spiccava nera sul verde e l’oro dello sfondo, con la luna da un lato. I due uomini tornavano a guardarsi, di tanto in tanto, con un senso angoscioso di attesa: d’un tratto i cani fuori ripresero