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socchiusi, la bocca stratta, il viso pallido ma fermo.

— Tu non mi vuoi rispondere! Altre volte però mi hai risposto. Vile, a me? Vile, a me? Che ti ho chiesto, io, perchè sia un vile? Ti ho chiesto i tuoi denari, forse? La tua roba, ti ho chiesto? O ti ho chiesto la tua persona? Ti ho chiesto solo amore, e amore tu mi hai dato; ma anche io ti ho dato amore; siamo pari; ci siamo scambiati il cuore. Ma tu volevi di più, da me: volevi la mia libertà e questa non te la dò, no, perdio, perchè la devo ad altri, prima che a te, la devo a mia madre, a mio padre, alle mie sorelle.... Vile, a me? — riprese rauco, delirante di rabbia per il silenzio di lei. — Eri tu che mi volevi vile; tu, che volevi farmi andare in carcere, tu che volevi legarmi a te come un cane al guinzaglio.... Tu....

D’improvviso tacque e le lasciò i polsi, pallido, freddo di terrore. Marianna aveva chiuso gli occhi per non vederlo, e piano piano si abbandonava scivolando con le spalle lungo la porta: cadde seduta sullo scalino ed egli credette di averla uccisa. Si