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quello che sei, — insistè Costantino, fermo, immobile come rassegnato ad aspettare l’assalto. — Sei un miserabile! Mi fai pietà.

Simone balzò, col tizzone in mano come una clava ardente.

— O tu stai zitto o li sigillo la bocca con questo.

— Toccami! Toccami e allora ti ripeterò anche la parola che Marianna mi ha incaricato di riferirti.

Simone allora balzò e lo percosse di dietro alla testa col tizzone. Le scintille, nell’urto, parvero sprizzare dai capelli di Costantino; eppure egli non fece che reclinare appena la testa, col moto che gli era abituale, portandosi istintivamente le mani al berretto che odorava di bruciato: e disse, senza gridare, senza alzarsi, senza neppure sollevare gli occhi che gli si erano riempiti di lagrime:

— Vile!

Simone diede un grido e si slanciò fuori della grotta col tizzone in mano come andasse a incendiare il mondo.