Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 242 — |
donna debole e disperata; in fondo però le dava ragione, e tentando di placarla sentiva di placare anche la propria coscienza.
— Marianna, — cominciò; poi per un momento stette incerto: come raccontare bene tutto? Come raccontare bene, in modo ch’ella, oramai smagata, credesse, le smanie di Simone, nei primi tempi, i suoi impeti di collera, seguiti da periodi di tenerezza durante i quali i due compagni nascosti nel loro rifugio circondato dal furore del vento o dalla placida desolazione delle nevi, passavano il tempo cantando una gara estemporanea nei cui versi primitivi la figura di lei, di Marianna, passava e ripassava luminosa e lontana come la luna fra la rete delle nubi invernali? E come raccontarle il resto? Il mutamento di Simone, l’ansia in cui egli viveva?
— Mille volte s’incamminò per venire da te; ma tornava indietro per non crearti un pericolo. E nella rabbia feriva col suo coltello i tronchi degli alberi, mormorando parole di maledizione contro tutto e tutti. Poi si calmava dicendo: tanto, lei è sicura