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se timidamente una mano e le toccò le dita ad una ad una. Marianna trasalì, cessò di piangere e sollevò il viso guardandosi attorno come svegliata da un cattivo sogno. Non ritirò la mano: ed egli le parlava adesso come una notte le aveva parlato Simone, con la stessa voce di servo, quasi con le stesse parole.
— Marianna, ascoltami. Io ti ho voluto sempre bene, ma avevo paura di te. Ero povero, e tu eri ricca. Sì, tuo padre ha sbagliato: se ti teneva in casa sua, povera ma non orfana, crescevi più allegra e io non sarei stato lì come uno stupido davanti a te. Ci saremmo amati; ci saremmo presi. A quest’ora si sarebbe tutti e due contenti. Così invece.... così invece.... tu potevi credere ch’era per la roba che ti volevo; eppoi ti credevo superba, e credevo che tu volessi sposare un signore. Ecco perchè ero come un idiota davanti a te.... E adesso.... adesso....
Marianna ritirò la mano.
— Adesso.... adesso.... — ripetè.
Egli la guardò dal basso, supplichevole, come dal fondo di un abisso, aspettando