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Col suo gabbano lungo, la barba spruzzata di neve, la persona curva e il cavallino carico di bisacce, sembrava infatti una di quelle figure di fiaba che vengono dai boschi e non si sa dove vadano: e domandano ospitalità per provare il buon cuore della gente e compensarla poi con molta fortuna.
Al rumore, la serva era balzata sulla porta di cucina, col lume in mano. Zio Berte si affrettò a salutarla aspettando più da lei che da Marianna la buona novella: ma il viso di Fidela era duro solcato d’ombre nere, ed egli intuì subito che qualche cosa di triste era accaduto.
— Fidela! — disse tuttavia con voce allegra scaricando le bisacce, — perchè ti sei lasciata cadere la neve sulla testa?
E rise poichè la donna si portava istintivamente la mano ai capelli candidi che sfuggivano dalla sua cuffia nera. Anche lei sorrise, col suo sorriso duro: dopo tutto la presenza di quell’uomo semplice e d’umore eguale metteva un po’ di luce nella casa: non era un protettore, e neppure si poteva sperare che egli si ribellasse alle