Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 172 — |
scutere. Pare che tu ti voglia vendicare di qualche cosa. Ma hai torto, fiore mio. Tu vai incontro alla disgrazia e lo sai bene.
— Sì, appunto! — replicò Marianna sempre più irritata. — Vado incontro alla disgrazia! È questo che mi piace!
— Marianna, Marianna! Tu parli come una bambina.
— Sono vecchia, invece, vuoi dire! Sì, io lo so; è questo il mio male.
— Il tuo male è qui, — disse la serva toccandosi la fronte col dito. — Eppoi è che sei troppo tranquilla. Bisogna essere poveri e costretti al lavoro per macinare bene i giorni della vita.
— E tu li hai macinati bene? In che modo? Come l’asino attorno alla mola; per conto altrui. Lascia che io invece li macini per conto mio. Ebbene, sì, così mi piace, — ripetè forte drizzandosi sulla schiena e battendosi le mani sulle ginocchia. — Voglio conoscere la disgrazia, sì! So tutto; non ho gli occhi bendati. Mi aspetto l’ira dei parenti, la mormorazione di tutto il popolo; ma questo è nulla. Egli sarà forse condannato: questo è l’affanno: e questo