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camera, col mento sporgente dal legaccio della cuffia nera, gli occhi rotondi austeri, silenziosa e ostile. Oramai il suo segreto, come tutte le altre cose sue, era in mano della serva.

Tanto valeva darglielo intero, il suo segreto, affidarle la chiave della sua anima: eppoi pensava che lusingandola con la sua confidenza, poteva ottenerne l’aiuto in quell’ora difficile.

Si alzò, aprì l’uscio e la chiamò sottovoce; poi mentre Fidela entrava col lume in mano, già pronta per andare a messa, vestita col suo costume rigido, con le scarpe ferrate e il rosario intorno al polso, ella tornò rapida a letto e si coprì infantilmente il viso col lembo del lenzuolo.

— Fidela.... devo dirti una cosa. Ho ricevuto in casa un uomo, stanotte.

E tosto si scoprì il viso rosso al quale gli occhi scintillanti davano un’insolita espressione di fierezza.

— Leva quel lume, — disse volgendo la testa in alto sul cuscino. — Ho da dirli una cosa, Fidela. L’uomo che è venuto ieri notte è il mio fidanzato.