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VII.

Stesa sul suo letto Marianna provava di nuovo, come la mattina dopo il ritorno dalla Serra, l’impressione di aver sognato: eppure il cuore le si sbatteva ancora dentro, quasi avesse messo le ali e anelasse a volar via.

La luna e il chiarore della neve imbiancavano la camera; una campana sgranava fuori, nel silenzio freddo dell’ora antelucana, dei fitti rintocchi che cadevano come nacchere di cristallo sulla neve gelata dei tetti. Era la messa dell’aurora, e già si sentiva Fidela muoversi qua e là sul pianerottolo e nella scala preparandosi ad uscire. Marianna ne ascoltava i passi con una certa paura: paura di vederla entrare nella