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A volte aveva il dubbio che Sebastiano la amasse di amore; ma respingeva con disgusto l’idea di andare a finir moglie di un parente, vedovo e non più giovane. Ecco che anche lui arrivava: era a cavallo; indossava il cappottino da lutto dei vedovi, e il velluto nero del giubbone faceva risaltare anche da lontano il pallore giallognolo del suo viso scarno circondato da una rada barbetta scura a punta. I suoi grandi occhi neri vivissimi, che illuminavano tutta la sua figura triste, cercarono subito Marianna; e appena smontò agile davanti a lei che s’era alzata silenziosa, le cinse le spalle con un braccio guardandola di sotto in su, un poco più piccolo di lei, familiare ma anche malizioso. Lei però lo respinse, solo intenta a un bel giovane alto che si avanzava sorridendole. Le pareva e non le pareva, di conoscerlo: di aver altre volte veduto quei denti che brillavano fra le labbra fresche ombreggiate da una lieve peluria, e nel viso scuro i lunghi occhi che sembravano turchini tanto il bianco era di un azzurro perlato.
Arrivato davanti a lei si fermò, dritto,