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segno per il tesoro, — e i balconcini di legno, quasi rasenti al tetto, la porta e il portone, tutto era chiuso. Allora ritornò giù nella valletta, scontento.
L’impresa gli appariva troppo facile.
— Muoviti, — disse a Costantino che aspettava seduto dietro la macchia e guardava come un tesoro l’involto coi cappotti.
— Bell’impresa da marrani! Non ci sono neppure mosche.
Costantino tuttavia sciolse l’involto e indossò il cappotto tirandosi il cappuccio sugli occhi; Simone rideva, ma un po’ per giuoco un po’ sul serio si camuffò anche lui: e andarono su, piano piano, sotto il sole che li faceva sudare. La loro ombra li divertiva.
— Così Dio mi assista, mi pare di essere mascherato e di andare al ballo, — diceva Simone; però la sua allegria era cattiva.
Giunti allo stazzo picchiarono: nessuno rispose, nessuno aprì. Solo in fondo alla valletta opposta un cane cominciò ad abbaiare ed altri risposero. E i due compagni si guardarono con l’impressione che i cani si burlassero di loro. Il più strano fu