Pagina:Deledda - Marianna Sirca, 1915.djvu/140


— 133 —

tino fra i cespugli in fondo alla valletta a sinistra; un sentieruolo tracciato fra l’erba chiara delle chine pietrose lo guidava; e intorno la solitudine era completa, grave sotto il cielo melanconico del meriggio.

Sotto il muro del ciglione si fermò; provava quasi un senso di timore; aveva l’impressione che dentro lo stazzo chiuso stesse qualcuno in agguato pronto alla difesa; ma pensò a Bantine Fera e tirò avanti.

Intorno al piazzaletto della casa l’erba cresceva alta, e sulle foglie azzurrognole dei fichi d’India già si aprivano i fiori d’oro. L’ovile dietro lo stazzo, le mandrie di rami secchi, una tettoia simile a una palafitta con la mangiatoia di pietra, e il fochile per ferrare i cavalli, tutto dava l’idea d’una abitazione preistorica abbandonata dal tempo dei tempi. Possibile che dentro esistessero dei tesori? Tutto è possibile nel mondo, e oramai Simone lo sapeva meglio degli altri. Girò dunque due volte attorno allo stazzo, in un cerchio sempre più stretto, procurando di non lasciar tracce dei suoi passi, come la volpe. Le finestruole al pian terreno, alte, munite d’inferriata, — buon