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mise a fianco guardando davanti a sè taciturno con gli occhi fissi che pareva vedessero un punto solo lontano. Non si dissero una parola, continuando a camminare rapidi.
Camminarono a lungo, sotto la pioggia che diventava tranquilla, fitta, incessante; Simone scrollava la testa per liberarsi dall’acqua che gli riempiva la berretta; la compagnia di Costantino gli dava fastidio, gli sembrava più d’impaccio del solito.
Verso il tramonto la pioggia cessò e il sole apparve tra le nuvole che s’erano tutte radunate in cerchio all’orizzonte. Distese di stoppie d’orzo brillavano come stagni argentei tra il verde delle brughiere. Una cerbiatta che sembrava d’oro, col pelo biondo lucido d’umidità e gli occhi spauriti di cristallo nero, attraversò d’un balzo la strada. Una donna a cavallo, coperta tutta da un gabbano d’orbace, s’avanzava lentamente, staccandosi dal paesaggio fantastico di nuvole che faceva da sfondo alla sua figura. Arrivata davanti ai due uomini li guardò dall’alto rispondendo con un cenno del capo al loro saluto. Era giovine e bel-