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sto dal calore afoso di una atmosfera che odorava di zolfo: il tuono rombava sopra il rifugio con un fragore continuo: pareva che dei giganti distruggessero la montagna facendone rotolare i macigni fino alla valle.

Simone s’alzò e stette un momento a guardare fuori: i suoi occhi riflettevano il tempo, e la tentazione continuava ad agitarsi dentro di lui come l’uragano nell’aria.

Costantino, seduto già col suo libro di canzoni sul limitare della grotta, guardava lo sfondo nero del cielo dove il vento di levante sbatteva furiosamente le cime degli alberi, ma volgeva di tanto in tanto il viso e vedeva Simone ripulire bene il suo fucile, legarsi forte le scarpe e cercare infine qualche cosa in un ripostiglio, sollevandosi e allungandosi come un gallo per arrivarci meglio. Era il ripostiglio delle munizioni di riserva.

— Simone, — disse chiudendo il libro sul suo ginocchio e appoggiandovi il gomito, — e vai via con questo tempo?

Simone si volse, senza staccarsi dalla roccia; aveva un viso cattivo; guardò lontano, fuori, con gli occhi metallici e sghignazzò;