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tasse; ma ella si sentiva forte, di fronte a lui; bastava parlargli aspro per rimetterlo a posto. Pensava piuttosto al modo di liberarsi della vigilanza della serva, se veniva Simone.

Era difficile, difficile quanto necessario.

Piegata su sè stessa, mentre il russare lieve di Fidela che si era addormentata le dava fastidio come il rumore sordo di una lima, ricordava l’ora del loro incontro, le pareva di parlare a Simone, chino sulle sue ginocchia, dicendogli tutta la sua pena e la sua ansia. E aveva coscienza di tutto, e si ascoltava, e sentiva di formare due Marianne ben distinte, una che parlava a Simone, curva su lui come sull’acqua di una fontana nella quale tentava invano d’immergere le labbra arse, l’altra vigile fredda ad ascoltare, pronta a difendersi e a difendere la compagna incauta. Ma quando un passo d’uomo risuonò nella strada, chiaro, e sempre più vicino, e si fermò al portone, sentì di nuovo il cuore dolerle: balzò, senza respiro, corse ad aprire. L’uomo era un passante che s’era fermato per caso e andò via subito: ella