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gli occhi qualcosa della dolcezza lunare. Ma la presenza della serva la infastidiva: di giorno in giorno, d’ora in ora, il problema si riaffacciava sempre più urgente al suo pensiero.

Se Simone arrivava?

Come riceverlo? Come evitare la vigilanza della guardiana del suo carcere?

C’era tempo ancora; ma ella aspettava e aspettava, e nel silenzio le sembrava di sentire il passo di lui che si avvicinava sempre più.

I suoi giorni erano diventati un solo sogno di attesa: aspettava con ansia anche il ritorno del padre, la visita di Sebastiano, i giorni di festa per poter andare alla messa e respirare accanto alle sorelle di Simone: tutto era buono purchè le portasse qualche cosa di lui.

Quando Fidela, finito d’inchiodare l’asse, si ritirò, ella s’alzò ed andò a riaprire cauta, sporgendosi a guardare di qua e di là della strada. Era un sabato sera e forse almeno il servo sarebbe tornato dalla Serra: ma il crepuscolo s’addensava, anche le rondini si ritiravano silenziose solcando