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90 | g. deledda |
magina; falsificai la firma del tutore e siccome egli, ricchissimo, era conosciuto e aveva credito illimitato ottenni molto, in paese e fuori. Acquistai al nome della fanciulla terre e rendita, e attesi. Alla scadenza fu nota la colpa; io speravo romanticamente di passare per un eroe; invece fui preso, condannato, vilipeso: i miei pochi beni andarono in aria, la mia famiglia mi rinnegò. Ella sola mi resta, ed essa signor Direttore, è Paola.
Il signor Direttore stette ancora zitto. Che poteva dire? Tutto ciò che sentiva, la storia di Cassio unita alla sua, pareva una cosa inverosimile; eppure era dolorosamente vera, Cassio parve seguirne il pensiero.
— È strano, non è vero? È inverosimile. Se venisse narrato non sarebbe creduto.
— La vita è così; — disse l’altro, lentamente, guardandosi le unghie delle dita ripiegate; — il destino ha infinite trame misteriose.
— È rassegnato — pensò Cassio, e azzardò un’altra considerazione:
— La vita è spesso un terribile romanzo.
Ma guardando bene il Direttore vide così