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quieta eppur dolce sensazione; i verdi occhi riflettevano il tenero splendore dell’erba rinascente, e una gemma vermiglia schiudevaglisi in cuore. Un giorno finalmente giunse la richiesta del Ministero sulla condotta tenuta nel Penitenziario dal detenuto Cassio Longino fu Isidoro, ecc. La relazione del Direttore fu splendida; egli ignorava per quali cause il n.° 245 aveva falsificato delle cambiali, ma lo riteneva un giovine onesto, d’ottime qualità morali, signorilmente educato. Per poco non aggiungeva la qualifica che un giorno lo aveva fatto ironicamente sogghignare nelle lettere di Paola. Non lo fece, ma assieme alla relazione partì per il Ministero, diretta a uno di quegli amici burocratici che non mancano mai alle persone come il signor Longino, una lettera assai ben fatta.

Fosse o no per effetto di questa lettera, fatto sta che il decreto di grazia e l’ordine di scarcerazione arrivò ben presto; all’anno preciso in cui Cassio era giunto.

Egli fu ancora una volta chiamato in Direzione; fuori l’aria era tiepida e fragrante, il cielo d’un turchino intensissimo, quasi in color