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72 | g. deledda |
mese. Che accadeva laggiù, dietro il mare arso dal sole, laggiù, fra le montagne ove il timo olezzava nei purpurei tramonti solitari? Paola doveva esser malata, se taceva così a lungo: o lo dimenticava? Cassio ricadde nella indicibile disperazione dei primi giorni: chiese il permesso di telegrafare, ma non l’ottenne; a mala pena gli fu concesso di scrivere due giorni prima che spirasse il mese dacchè ultimamente aveva scritto.
La sua lettera era così triste e scorata che il Direttore sentì più che mai acuto rimorso del suo reato: da due settimane egli viveva una vita infernale, e mentre ai reclusi pareva più odioso e crudele di prima, egli li fissava con insolita profondità umana nei piccoli occhi verdi. Sapeva, capiva finalmente come l’uomo può, contro la sua volontà, esser trascinato al reato. Leggendo la lettera dolente del n.° 245 si domandò ancora:
— Ma perche non chiedono la grazia? — E questa volta non s’adirò per questo pensiero, anzi vi ritornò sopra, formulandolo meglio. Respinse però l’idea che la pietà per il n.° 245 non gli venisse destata solo dal rimorso