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62 | g. deledda |
così buona, fine, delicata e amorosa, lo fece pensare.
Lo prese una curiosità morbosa di sapere, di conoscere, contro cui invano tentò lottare. E contro la sua volontà riluttante, nonchè contro i Regolamenti di cui era scrupolosissimo, fece chiamare il n.° 245 per consegnargli la lettera in Direzione. Occorrendo una scusa gli consegnò prima un uggioso lavoro da eseguirsi nell’ufficio, poi gli disse, fissandogli in volto gli occhi nuovamente immersi in egoistico raccoglimento:
— C’è una lettera per Lei.
Cassio non disse nulla, ma sollevò la testa e una rossa vampa di commozione gli colorì il volto e le orecchie.
E, per la seconda volta, accadde un fenomeno; il Direttore del Penitenziario ebbe invidia del detenuto. Perchè al detenuto, nella sua profonda miseria, giungeva una voce di conforto e d’affetto che doveva illuminargli tutto il buio orizzonte d’un fulgore d’aurora lontana che riflettevasi sul suo volto; e a lui, libero e padrone, solo e perduto nell’infinita tristezza di mille profonde miserie, non arrivava