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58 | g. deledda |
anni di semplice detenzione per falso, può scrivere solo una volta al mese.
La sua voce era un po’ fessa, ma l’accento puramente toscano.
— Lo so — rispose Cassio, — ma non ho chiesto semplicemente di scrivere al mio paese, ma di poter scrivere per conto mio, nella mia cella.
— Impossibile, per ora. Perchè non chiede d’esser ammesso nell’ufficio degli scrivani?
— Se è possibile esservi ammesso!....
— Possibilissimo.
Cassio fece la domanda lo stesso giorno, e l’indomani fu ammesso all’ufficio, ove l’abbondantissimo lavoro era malamente sbrigato da altri tre detenuti. La stanza, attigua alla Direzione, era ancor più grigia e desolata di questa, e i tre scrivani, il primo grasso e calvo con piccoli occhi azzurri cisposi, il secondo biondo, pallidissimo e con un profilo quasi diafano, e il terzo un giovane alto, tarchiato, con una forte testa bruna ricciuta e un volto raso da imperatore romano, fecero cattiva impressione al nuovo venuto. Essi parevano rassegnati e quasi lieti della loro melanconica sorte: