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ziario sollevò le palpebre e fissò gli acuti occhi neri sul volto del Direttore che, a sua volta, lo guardava attentamente e freddamente. Per una bizzarra combinazione il detenuto e il Direttore avevano lo stesso nome, probabilmente causato dal cognome e dalla vanità dotta dei due padri rispettivi: Cassio Longino! E lo sapevano entrambi: e il detenuto a cui l’esotico nome aveva spesso, nel suo lontano paese d’oltremare, ove cassio significava sottana bianca, procurato più d’una caricatura, ora almeno provava l’amara soddisfazione di vedersi, per esso, distinto dai freddi occhi verdognoli del signor Direttore.

Sin dal primo sguardo i due uomini si dispiacquero: il Direttore, d’età incerta, era piccolo, un po’ curvo, con piccoli piedi e piccole mani magre che teneva costantemente nascoste entro le saccoccie del lungo soprabito di panno nero lucido. Nel suo viso terreo sbarbato una grande aria di sofferenza fisica che arricciava gli angoli della bocca pallida: negli occhi piccoli e verdi una fredda e quasi crudele indifferenza: sui capelli biondi perfettamente rasi due grandi orecchie erette.