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Giovanni, per esempio, si chiamavano Manfredi e Carlo d’Angiò: il cavallo Gialeto e la provvista della legna da ardere indovinate poi come la chiamavano? Arnaldo da Brescia!
Un vecchio servo campidanese, che improvvisava canzoni e suonava le leoneddas e la chitarra, Maria, dietro il classico e poetico consiglio di Nino, lo aveva rassomigliato, — nientemente — a Sordello Visconti. (Veramente Maria, che non conosceva Dante che di nome, non sapeva la distanza enorme fra zio Giuseppino e Sordello!) Da quel giorno zio Giuseppino, prima soprannominato Pira gotta (Pera cotta), si sentì sempre chiamare Sordello. Egli s’arrabbiava, credendo volessero dirgli ch’era sordo, e infatti lo era un poco, ma le sue proteste riescivan vane. Sordello andava e Sordello veniva. Che più? Le galline erano chiamato le undici mila vergini, benchè fossero soltanto ventidue; e in questa denominazione era compreso anche il gallo!
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Maria continuò a vincere, Nino taceva; talora s’incantava in un profondo pensiero, giocava distratto, e tratto tratto trasaliva leggermente.