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42 | g. deledda |
randole la veste per significarle di parlar piano e accennandole Badòra con gli occhi.
— Cosa ne sappiamo noi? — disse Giovanni in tono misterioso, appunto perchè ne sapeva qualche cosa. — Noi non sappiamo nulla. — Si mise a passeggiare e s’avvicinò alla tavola. Nino e Maria giocavano con calma un’aristocratica partita di lanzichenecco, o parlavano di cose indifferenti.
La quieta luminosità gialla della lampada a tre fiamme circondava con un radioso anello di luce le due graziose teste giovanili.
— Chi vince? domandò Giovanni, fermandosi con le mani intrecciate sulla schiena.
— Io: e non si sa? — rispose Maria senza sollevar gli occhi.
Giovanni guardò con affetto i due giovanetti. Nino aveva diciannove anni, ma sembrava ancor più giovine, un bell’adolescente dai capelli neri ribelli, gli occhi piccoli ma brillanti, vivacissimi, il volto raso e pallido, con una profonda fossetta sul mento. Ridendo ne formava altre due sulle guancie e altre due nell’angolo degli occhi. Alla luce della lampada la sua fronte aveva un tenue riflesso d’avorio;