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34 | g. deledda |
Ma neppur lì lo volevano, e solo dopo aver minacciato Badòra di mandarla a gambe in aria, si fece largo, rimuginando tutto il fuoco e mettendo lo scompiglio nel piccolo gregge, sin allora discretamente tranquillo.
— Cosa c’è qui, mamma mia! — gridò ad un tratto, facendo una strana scoperta. Grazietta arrostiva grosse ghiande fra la cenere calda, e le mangiava ghiottamente, quasi fossero castagne. Martino si rosicchiava le unghie, e Peppino sonnecchiava, fortemente appoggiato al fianco di Badòra, la quale pungeva con un lungo spillo una quantità di olive di cui teneva colmo il grembo, per metterle poi a raddolcire nell’acqua. Chichita contava appunto le grosse olive verdi e violette, a mano a mano che la serva, dopo averle forate, le lasciava cadere in un cestino d’asfodello. Così la compagnia stava passibilmente tranquilla, ma Diego mise subito tutto in iscompiglio.
— Sta zitto, non dirlo alla nonna, sta zitto, Dieghino.... — supplicò Grazietta a voce sommessa, guardandolo così dolcemente attraverso i capelli che come sempre le velavano i grigi occhioni, che egli s’intenerì e tacque.