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i marvu | 29 |
c’entravano ministri e senatori: profittando della gioia di Maria per rubarle le migliori carte con meravigliosa destrezza.
Sulle prime ella non s’accorse di nulla, ma visto l’improvviso voltafaccia del gioco cominciò a insospettirsi, si stancò del sogno di Diego, e cambiando d’umore stette attenta. Ora perdeva invariabilmente.
— Fammi il piacere, lasciami la testa, — disse tagliando il mazzo; e distribuì lentamente le carte per il tresette, guardandole attentamente, perocchè le conosceva tanto al dritto che al rovescio. Vide che le migliori andavano maledettamente all’avversario e s’impazientì.
— Ora scoppi tu, — disse Diego, raccogliendole avidamente, e disponendole a ventaglio col dito insalivato.
— Sì, perchè bari: sta attento chè finirò col gettartele in viso.
— Diventi matta? Dio mi fulmini se ne ho imbrogliato una.
— Sta zitto tu, spergiuro, disse Nino.
— Zitto tu sii. Accuso dodici. Uno, due, tre. Tre assi, tre due, tre tre....
— Tre.... tre.... tre.... — rifece Nino.