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nel regno della pietra 261


— Ma tu hai gli occhi lucenti come lucciole. Tu sei ubbriaco e ti addormenterai.

— Io non sono ubbriaco e non mi addormenterò. Andate.

Zio Sidru andò. Era una notte di vento, di nuvole, ma chiara come un crepuscolo. La luna passava dietro le grandi nuvole di rame dorato che coprivano il cielo; si scorgeva ogni rupe, ogni macchia scossa dal vento sonoro.

A una certa distanza dall’ovile, zio Sidru credè trovar le traccie delle tre bestie scomparse, e un’orma di piede umano.

— Oh, — gridò fra sè, — me le hanno rubate, dunque? Ma io saprei seguirti, volpe senza coda!

E seguì le traccie, sicuro che nell’ovile Boele vigilava.

Cammina di qua, cammina di là, zio Sidru perdè quasi tutta la notte invano. Poi la luna tramontò, le nuvole si fecero nere, il pastore non vide più nulla e ritornò all’ovile. Da lontano udì il cane abbajare furiosamente, destando echi cavernosi. Pareva la voce d’un demonio incatenato fra le roccie, e zio Sidru provò una sorda inquietudine. Affrettò il passo: a mo-