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nel regno della pietra 257


Mandò segretamente un suo compare di battesimo, poi, per divagarla, poichè il tempo pareva mettersi al buono, prese con sè all’ovile la figliuola.

Il compare, intanto, col cappuccio eretto sul capo, galoppava sull’altipiano, scrutando i pascoli verdi, freddi, irrigati d’acqua che brillava al sole come acciajo.

— Poca erba quest’anno, poca erba davvero. Fatelo ritornare vivo o morto, compare, pigliatelo a schiaffi! — Ah, compare, io non mi perdo la libertà per voi! Ve lo farò tornare, ma non rischierò altro, compare! — Poca erba quest’anno, davvero poca! —

Una sera, sull’imbrunire, zio Sidru e la figliuola stavano accanto al fuoco, nella capanna. Fuori era un gran silenzio di vespro annuvolato, quando il cane si mise ad abbajare ferocemente, con insistenza. Sidra sentì battere il cuore, ma non disse nulla, e si piegò su sè stessa, rattenendo il respiro. Come in una indimenticabile sera, s’udì un passo; e la figura di Boele apparve.

Sembrava inebetito, lacero, col volto nero, gli occhi spenti.