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sola nella casetta di pietra sotto il melograno che s’ergeva tutto d’oro sul grigio cielo d’autunno: e lieti sogni per l’avvenire le rallegravano la solitudine. Ma aspetta otto, aspetta dieci, aspetta quindici giorni, Boele non tornava. Sidra diventò pallida, col cuore grosso. Passò un mese e Boele non mandava neppure sue notizie.

Zio Sidru mandava sempre a chiedere se Boele era tornato, e alla fine calò egli stesso in paese. Trovò Sidra più morta che viva: la guardò cupo e triste. Che sarà accaduto di Boele? L’avranno derubato, l’avranno ammazzato? Sarà caduto nel fiume, sarà morto d’accidente per istrada?

Padre e figlia si guardavano desolati, ma non osarono pronunziare la triste verità che loro opprimeva l’anima.

— Bisogna mandare a Nuoro; bisogna sapere, bisogna sapere, — diceva Sidra disperata.

— A poco, a poco, non bisogna far scandali, non bisogna far sapere le nostre vergogne a tutto il paese. Vedrò io, manderò io, — rispose il padre.