Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/235


le tentazioni 229


le labbra grosse, guardava dall’alto, ma non udiva la preghiera di zio Felix.

Questo tornò all’ovile come v’era partito, con l’odio e il desiderio di vendetta nel cuore. Al solo pensare ad Elia, e ai denari che questo gli doveva, si sentiva tremare e non ci vedeva più.

Mai, in tutta la sua vita, aveva provato una cosa simile. Era un fuoco interno che lo distruggeva. Si sarebbe detto che il focolare delle passioni, sin’allora spento in quell’anima timorata di Dio, divampasse tutto in una volta, accumulando la sua forza nel solo odio.

Zio Felix credeva che il demonio, sin allora vinto, ora lo dominasse vincitore, sfogando tutta la sua iniquità. E si disperava, vedendo l’inutilità del bene fino allora compiuto, ma non tralasciava di lottare.

Aspettava la venuta d’Elia con l’ansia sanguinaria d’un cacciatore alla posta: intanto però continuava nei suoi doveri di servo fedele. Gli altri rubavano come gatti affamati: egli gridava, si procurava la loro malevolenza per difendere gl’interessi del padrone, e vigilava anche su zio Pera.