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le tentazioni 217


schetti d’oleandri, fra l’acuto odore dei mentastri: ma lo stesso fascino della solitudine, quei sereni sfondi di paesaggio fluviale, la flautata musica degli uccelli palustri, accrescevano l’inquietudine del suo cuore. Scriveva lunghe lettere ad Elia esponendogli lo stato indeciso dell’anima sua, ma poi le lacerava, lanciandone i minutissimi pezzi nel fiume. E l’acqua tranquilla li portava via, lontano, — verso quello sfondo cerulo che struggeva l’anima di Antine, — come petali di rose bianche sfogliate. Intanto il tempo passava. Antine desiderava con ardore il ritorno a Nuoro; confusi progetti gli fermentavano nel cuore.

Negli ultimi giorni che rimase nella tanca, provò però una certa emozione; gli pareva che arriverebbe tempo in cui egli rimpiangerebbe quei giorni sereni passati nel puro incanto della tanca e del fiume, vicino al semplice affetto de’ suoi poveri parenti. Egli non aveva saputo gustare ne l’uno ne l’altro: l’ultimo anzi non aveva saputo nemmeno capirlo; però, negli ultimi giorni, s’accorse di questa sua ingratitudine e ne provò struggimento. Sentiva già uno strano rimpianto di cose per-