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le tentazioni 211


— Ciò non importa: siamo sicuri del fatto nostro, noi; spicciati, agnellino mio, che questo ragazzo ha fretta, — disse zio Pera.

Antine indossò la sottana, mise in testa il berretto da seminarista: sentiva una tristezza cupa, un profondo disgusto di sè stesso, e senza la presenza d’Elia si sarebbe ad ogni costo rifiutato d’eseguire il sacrilego inganno. Zio Pera chiuse la finestra. Fuori incombeva il meriggio: certi lontani lembi della tanca sembravano stagni d’oro liquefatto. Coll’ ardente profumo degli oleandri saliva un fresco gorgheggio d’uccello palustre. Antine aveva un Libro della Settimana Santa rilegato in pelle nera e col taglio rosso. Lo tirò fuori dalla valigia, mentre zio Pera si fregava un zolfanello sulla coscia per accendere un cero ritto sul tavolo; e rivolto ad Elia ed al servo disse quasi rabbiosamente:

— Uscite dunque fuori!

Elia e zio Pera usciron fuori. Il bandito si tolse la berretta: alla luce tranquilla del cero la sua bellissima testa parve quella d’una donna.

Antine aprì a caso il Libro e lesse:

“Povero son io ed in affanni sin dalla mia