Pagina:Deledda - Le tentazioni.djvu/215


le tentazioni 209


voglia di piangere. Elia capì d’averlo offeso: d’un balzo si ritirò dalla finestra, e fu in piedi accanto all’amico, ritti davanti a quel misterioso sfondo di notte quieta e fragrante.

— Scusami, — disse Elia con voce mutata, — io ti ho offeso. Ma tu non mi vuoi bene....

Grosse lagrime caddero dagli occhi di Antine, che si morsicò le labbra tremanti per non scoppiare in singhiozzi. No, egli non era offeso: era atterrato, era vinto.

— No, no, io.... io ti voglio bene. Sei tu che devi scusarmi.... Farò quello che vuoi.... domani, subito, quando vuoi.

L’indomani, al meriggio, fecero la cosa. Venne il bandito. Era un bandito già famoso, temuto, creduto terribile; ciò nonostante era un giovine di ventidue anni, bellissimo, simpaticissimo di viso. Aveva i capelli neri, lucidi, ritti sull’alta fronte bianca, gli occhi castanei limpidissimi, soavi, la bocca pura: era alto, snello, roseo, pulito: sembrava una bella fanciulla travestita da uomo.

Elia ed Antine lo guardarono con avida curiosità, facendogli molte domande suggestive; ma egli, se era superstizioso, non era punto