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le tentazioni 201


eguale di cuculo, il tremolìo dei grilli, — parlavano con arcane vibrazioni. Antine immergeva lo sguardo nell’orizzonte incerto, sulla cui opacità quasi cinerea brillavano acute stelle dalle oscillazioni verdognole e rossastre. A differenza di Elia, egli sentiva tutta la struggente malia della notte, ma non si rattristava più; s’immaginava che il compagno dividesse i suoi sentimenti, le sue sensazioni, e non provava più la tristezza della solitudine; a momenti anzi gli pareva di provare ancora la gioia febbrile procuratagli dall’ubbriachezza dell’acquavite, ma era una gioia irrequieta, che cercava, che desiderava, che voleva qualche cosa d’ignoto. In quella sera l’anima del seminarista era come un fiore aperto verso il cielo, in attesa della rugiada. Elia smise di cantare quando ebbe trovato le parole che cercava.

— Dimmi un po’, Antine, dopodomani io parto, non è vero? Ma tu non sai ancora perchè son venuto qui.

— Per vedere il fatto tuo.

— Umh! c’è poco da vedere! — disse l’altro con sprezzo. — Tuo padre è fedele fino alla sciocchezza; i cavalli e i puledri non si