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Antine. Durante il viaggio, caracollando sul suo magnifico cavallo bianco, che ogni tanto aggiravasi fieramente su sè stesso, spaventando il ronzino d’Antine, Elia tornò ad essere un giovinetto elegante e disinvolto. Il suo costume bianco s’era di molto sporcato; il suo volto era più bianco del consueto, e la sua voce rauca; ma egli pareva pentito dello stravizio del giorno prima.

— Ci siamo ubbriacati, — diceva ogni tanto. — Io non ho pensato male di te perchè la colpa è stata mia, ma tu che avrai pensato di me?

— Nulla; non ne avevo il diritto...

— Nè la disposizione...

Risero, ricordando tutte le impertinenze che s’eran dette la sera innanzi. D’una, però, Elias non sembrava pentito: della sua sprezzante beffa per la carriera d’Antine. E ogni volta che ci tornava su, il seminarista provava quell’umiliante senso d’oppressione sentito fin dal primo momento.

Zio Pera sapeva già dell’arrivo del padrone, perchè un suo amico bandito, ch’era stato anch’egli alla festa, aveva preceduto i due gio-