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le tentazioni 189


breve orizzonte in un lago di sogni, e quello sfondo vaporoso assorbiva gli sguardi e la fantasia di Antine con attrazione quasi magnetica.

Che c’era là lontano? Là, dietro le luminosità dell’orizzonte? Mentre zio Felix pregava seduto sopra una pietra, ringraziando Santa Varvara e Sant’Elias della felicità sua e del figliuolo, il figliuolo si sentiva profondamente triste e infelice, perchè l’orizzonte lunare gli causava un prepotente desiderio di vita, una nostalgia appassionata, di cose mai vedute, di cose ignote, di cose impossibili.

Era in questo stato d’anima quando, verso la metà di settembre, dopo una nojosa visita al paesello miserabile, andò ad una festa campestre. Là incontrò il padrone delle tancas, delle vacche e dei puledri, il giovane cavaliere, don Elia, ch’era ancora sotto tutela. Questo non gli impediva di divertirsi in ogni possibile modo: nella festa campestre faceva mille pazzie, ballando il ballo sardo, spendendo, pigliando parte alle corse col suo cavallo bianco come il latte, facendo la corte alle belle donne, e ubbriacandosi. Don Elia era bello e simpatico; aveva venti anni, ma ne dimostrava sedici,