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della compagnia: se non poteva più la mettevano a far il pranzo, tutto d’erbe cattive e di polvere, o la rinchiudevano in prigione, rea d’innominabili delitti. Pur di far una parte, ella restava contenta, e in attesa del dibattimento scavava un pozzo entro la prigione.

Occhiverdi, la gatta fulva dagli occhi di vetriolo, altro importante personaggio della compagnia, faceva la sentinella. Già, la poverina veniva costretta a tutti gli uffizi; a girar il molino, a tirare i carri, a far la guardia carceraria, a comparir sulle scene con lo strascico e la cuffia. Alle volte però, quando Chichita stava prigione e i grandi sui muri e fra le siepi facevano la guerra e le battaglie di Roncisvalle o di Montaperti (Diego voleva esser classico allorchè dirigeva egli gli eserciti), Occhiverdi scappava dal casotto, scuotendo le zampine bionde. Ed ecco che allora la prigioniera si liberava da sè, e correva dietro la sentinella: un caso veramente strano.

Facevano così il giro dell’orto, e cadevano fra i guerrieri di Carlo Magno e di Farinata, scompigliandoli e mandando a monte tutto il piano di guerra.