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le tentazioni 179


sioni teologiche — così le chiamavano, — e letterarie e d’altra indole ancora. Qui non c’era con chi scambiar due parole. Suo padre? Suo fratello? Gli altri? Gli erano tutti indifferenti, allo stesso modo. Vedeva le cose in modo assai diverso del come le aveva vedute sino ad un anno fa. Il gabbano e gli occhiali di suo padre, e gli occhi celesti di Minnai, così stupidamente curiosi, gli davano lo stesso disgusto delle guancie paffute di Tanu, delle gambe storte del cavallaro, dell’occhio maligno di zio Pera. Egli non amava nessuno, ecco tutto! E sentiva un gran vuoto, un gran vuoto entro di sè: si sentiva spostato, triste, umiliato: si sentiva uomo. La grande e misteriosa solitudine della notte nella tanca faceva smarrire la sua anima: i profumi degli oleandri e delle stoppie gli davano un arcano desiderio di cose impossibili.

Andò a letto e s’adormentò subito, ma anche nel primo sonno continuò a provare un senso di oppressione. Sognava che zio Pera gli rubava i libri, e ch’egli s’incolleriva sino a diventarne rauco, mentre Minnai, che non capiva nulla, rideva con gli occhi azzurri splendenti.