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le tentazioni 177


— Astuto quel zio Felix, che una palla gli trapassi il fegato! Lo sa egli perchè ti fa prete. Quando sarai prete e avrai i libri santi, e chi vi toccherà? Tu comanderai i libri, e avrai il piacere di scomunicare chi meglio ti piacerà, e di far male ai nemici.

L’altro stette zitto.

— L’uomo toccato a libro, cioè maledetto per mezzo dei libri santi, che cosa è quell’uomo? È un corno: è nulla. Dimmi, vitellino mio, sai almeno la formola colla quale si comanda che un cristiano non si sazi mai d’acqua nè di cibo? Ne hai sentito parlare? Se tu la sai, farai la tua fortuna, anche prima d’aver gli ordini. Vedi, c’è un bandito, al quale ho parlato di te per quest’affare. Basta aver il breviario e la sottana.

— Ma siete insopportabile, zio Pera! — gridò Antine, volgendosi inviperito. — Diventate matto?

— Matto, matto! Sei astuto tu, cavallino mio, astuto come tuo padre, che una palla vi fori l’anima! Ti darebbero cento scudi.

— Fatemi il piacere, sbarazzate la stanza, zio Pera. Su, via, marsc!