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di legno, un inginocchiatoio, un tavolo, una sedia; piatti e pentole entro un armadio praticato nella parete, un quadretto di Sant’Elia, il pavimento di tavole che ballava, e molta polvere. Rimasti soli, mentre Antine apriva la valigia e disponeva lentamente alcuni oggetti sopra il letto, zio Pera cominciò subito i cattivi discorsi.

— Lo hai già il breviario? È quello lì, o quell’altro? L’anno scorso dicevi che te lo avrebbero concesso quest’anno.

— Io non ricordo d’aver detto questo.

— Tu lo hai detto. O che sono bugiardo, io? O che sono rimbambito?

— Tutt’altro.

— Infine, libri santi ne hai?

— Tutti i libri che leggiamo noi sono santi, — disse l’altro con falsa unzione.

— Non sempre. Una volta signoriccu (il padroncino) disse che nei seminari leggevate più cose cattive che altro.

— Bah, lasciatemi stare la testa! — disse Antine, cominciando a stizzirsi.

Dopo un po’ zio Pera, che divorava col suo vivido occhio i libri del seminarista, tornò sul l’argomento.