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drone. Inoltre la fortuna non lo favoriva mai: per esempio, dopo fatta la divisione dei tori, il padrone trovava da vender vantaggiosamente i suoi, e Felix invece doveva darli per nulla; e così avveniva per il cacio, per le vacche da macello ecc. Ma egli non si lamentava mai. Nella sua prima giovinezza aveva fortemente desiderato farsi sacerdote, ma era così misero, così stupido! Poi s’era ammogliato secondo la legge di Dio, per aver figli, e consacrarne almeno uno al Signore. E ora appunto, il suo primogenito, Antine, doveva farsi prete. L’altro, dodicenne, sordo-muto, aiutava assai nei lavori dell’ovile. La moglie era morta.

Una sera d’agosto s’aspettava nell’ovile la venuta di Antine, che ritornava dal Seminario di Nuoro per le vacanze. Zio Felix e Minnai, il sordo-muto, attendevano appoggiati al muro della tanca, che dava sullo stradale. Il sole era tramontato. Una calma profonda addormentava il vasto e singolare paesaggio. Le tancas, gialle di fieno e di stoppie, si stendevano a perdita d’occhio fino al roseo orizzonte, sparse di macchie e di roccie. Ad ovest passava il fiume, abbastanza profondo e vasto, arrossato dal tramonto.