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156 | g. deledda |
di grosse fave cenerognole, mucchi di fagiuoli granati, bianchi come madreperla, rosei picchiettati di viola, violetti macchiati di rosso, gialli schizzati di nero; mucchi di patate che cominciavano a germogliare; c’era da alimentare per un anno il paese!
Di camera in camera, dopo esser scese e salite per cantine e dispense, Jusepa condusse sua madre nella stanza delle guardarobe. E cominciò ad aprire, a spalancare, a mostrar tutto: biancherie, tele, vesti, costumi, panni di spiga, che son lunghi drappi di lino fra cui metter il pane a fermentare, — tovaglie, tovagliuoli, panni, albagi....
Jusepa sollevava, spiegava tutto con sicurezza ed abilità, — la calza le penzolava sul fianco, — e ripiegava e riponeva ogni cosa con noncuranza quasi sprezzante. Pareva volesse dire:
— Conosco tutto.... eh, non è la prima volta che vedo queste cose! E tutto mio, vedete? Ci posso attaccar fuoco, senza che alcuno mi dica nulla.... posso indossar queste vesti.... regalar queste biancherie.... sono io la padrona....
— Che polvere! — diceva invece ad alta