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146 | g. deledda |
ciò che tocco mi si cambi in pietra, se ripeterò....
— No.
— Dimmelo, dimmelo, rosa mia: farò tutto quello che vorrai, d’ora in avanti. Dimmi dove....
E si curvava e tendeva l’orecchio.
— Ebbene, — disse Lelledda, che non sapeva quel che si diceva, e sopratutto mentiva, — su, nella stanza da pranzo.
— È col padrone! — pensò Maria fulminata.
Nessun altro penetrava mai nella sala da pranzo, al primo piano. Quando c’erano ospiti, od invitati, si pranzava abbasso, in una vasta stanza piena di guardarobe e di credenze.
Maria Ghespe propalò subito la novella, e fu così che in due giorni tutto il villaggio seppe la storia.
Antonia, la madre di Jusepa, parve morirne dal dolore: avvisò la ragazza e la fece battere da zio Bakis; ma tutto ciò servì a nulla; e dopo lo strano colloquio del povero uomo con don Antine, Pili Branda (Capelli Bionda) come chiamavano Jusepa, non uscì più dalla casa del padrone.