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donna jusepa 143


I paesani, piuttosto arguti e maligni, che facevano le cose in grande o non le facevano, dicevano che egli aveva duecento cinquanta figli, sparsi su tutta la superficie del Messico e della Sardegna; ma veramente pochissimi se ne conoscevano, e fra questi pochi era Lelledda la sola legittima: maligna, maleducata e bella. Allevata tra serve perfide e gente senza delicatezza, a dieci anni Lelledda parlava male di tutti, imprecava, strapazzava bestie ed uomini, e pareva infine più matta che altro.

Una sera, sdrajata sul pavimento della sala da pranzo, con le gambe in aria, scriveva il suo nome col gesso, lungo le tavole pulite e levigate.

— Lel-led-da! — gridò, quando ebbe sporcato un buon tratto di pavimento. Si sollevò, diede due o tre salti, fece la ruota, pestò i piedi e tornò all’opera.

E si mise a cantare urlando:

— Lel-led-da, Fran-ce-sco, Ma-ria, Giu-seppa-aaa.... Gat-to.... vio-li-no.... mo-li-no.... Ignazia-aaa.... — Indossava un vestito giallo fiammeggiante, a grandi fiori rossi, qua e là strappato sebbene nuovissimo; e coi capelli neri